UCI, David Lappartient vuole aumentare la sostenibilità del ciclismo: “Dobbiamo riprogrammare il calendario per ridurre la nostra impronta ecologica”
David Lappartient si dimostra attento all’ambiente. Da quando è in carica, ovvero dal 2017, il presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale ha introdotto nuove regole per provare a ridurre l’inquinamento generato dalle gare e rendere più sostenibile il mondo del ciclismo, come quella che ha istituito in tutte le corse le cosiddette ‘green zone’ nelle quali i corridori possono liberarsi dei vari rifiuti. Secondo il 50enne francese, tuttavia, il ciclismo è ancora lontano dal raggiungere il livello ideale di sostenibilità, dunque l’obiettivo dei prossimi anni è quello di introdurre dei cambiamenti per migliorare la situazione.
“Su una scala da uno a dieci, attualmente otteniamo solo un quattro quando si tratta di sostenibilità – ha dichiarato Lappartient a Cycling Weekly – Quindi non siamo al livello in cui dovremmo essere. Sì, siamo sulla strada giusta, ma se vogliamo lavorare per raggiungere il punteggio massimo dovremo cambiare ancora molto. Penso che dobbiamo svilupparci ancora di più come settore affinché la sostenibilità diventi un obiettivo condiviso per tutti“.
Il numero uno dell’UCI ha diverse idee per provare a cambiare le cose: “Prima di tutto dobbiamo organizzare il calendario del WorldTour in modo tale da limitare le nostre emissioni di CO2. In altre parole, garantire che le persone non viaggino da una parte all’altra del mondo ogni due mesi. La nostra ‘Agenda 2030’ afferma che dobbiamo riprogrammare il WorldTour e altri calendari. Da gennaio il calendario si estenderà dall’Oceania all’Asia, al Medio Oriente, all’Europa, al Nord America e di nuovo all’Asia. In questo modo possiamo garantire che la nostra impronta ecologica sia ridotta”.
Non solo, però, ridurre i viaggi transcontinentali, ma anche quelli all’interno degli stessi continenti: “In Europa dovremmo avere diversi ‘slot di gare’ in diverse aree. I corridori stessi potranno ancora spostarsi, ma tutti i veicoli della squadra avranno lo stesso luogo come base per un periodo di tempo più lungo. Un buon esempio sono le Classiche belghe in primavera e le Classiche italiane in autunno: le squadre stanno negli stessi hotel per tre settimane, ci sono gare a distanza di pochi giorni e questo riduce l’impronta carbonica”.
Un altro punto importante potrebbe essere quello di ridurre le distanze tra i trasferimenti da una tappa all’altra nei Grandi Giri: “Se vogliamo ridurre le nostre emissioni, non abbiamo altra scelta che cambiare la situazione. Se gli organizzatori vogliono ridurre le proprie emissioni del 50%, non hanno altra scelta che guidare auto elettriche e ridurre le distanze tra le tappe“.
Se queste sono al momento solo delle idee, altre sono già state tradotte in misure che dovranno essere applicate nei prossimi anni, come quella che impone alle squadre di ridurre le loro emissioni di CO2, pena la perdita della licenza WorldTour: “Oggi, la commissione delle licenze deve verificare se le squadre hanno una garanzia salariale, hanno abbastanza soldi per pagare i corridori e lo staff, se il livello sportivo della squadra è abbastanza buono, se le loro misure antidoping sono forti e, nel 2030, dovranno ridurre le proprie emissioni del 50% ed essere a zero emissioni di carbonio. Questo sarà un altro punto obbligatorio sulle specifiche per diventare una squadra WorldTour nel 2030“.
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